6. Psicoterapia per Bambini e adolescenti

Portare un bambino dallo psicologo è per molti, ancora oggi, visto come una vergogna e quasi come una violenza. Soprattutto se si tratta del proprio figlio, non riuscire a risolvere da soli un problema è visto come una “sconfitta”.
Per capire quando ad un bambino serve l’aiuto di uno psicologo infantile è bene anche fare una prima “autodiagnosi”: ci sono stati stress familiari che possono aver coinvolto il bambino? In casi di separazioni, divorzi o lutti i bambini non sempre mostrano apparentemente il proprio disagio e malessere ma lo fanno con atteggiamenti e comportamenti all’apparenza non ricollegabili alla fonte di stress.

Le situazioni più comuni per le quali è richiesto l’intervento di uno psicologo dell’infanzia possono essere di natura comportamentale, emotiva o riguardare problemi dello sviluppo.
E’ opportuno andare dallo psicologo infantile quando un bambino cambia improvvisamente atteggiamento, passa da stati di buon umore a momenti di rabbia ingiustificata.
Rabbia improvvisa, ansia, paura di sbagliare, disturbi dell’attenzione, eccessiva iperattività sono alcuni dei casi in cui si consiglia di rivolgersi ad uno psicologo infantile. Da non sottovalutare anche i disturbi alimentari e il rifiuto del cibo.
Cosa fa uno psicologo infantile e quali sono le terapie adottate con i pazienti più piccoli? La psicologia dell’infanzia è una disciplina medica che richiede particolari attenzioni, oltre che preparazione accademica.

La “terapia” con il bambino inizia con la chiamata telefonica perché da quel momento il terapeuta che avete scelto inizierà a “pensare al vostro bambino”, a tenerlo a mente. Quando vi incontrerete di persona la prima volta sarà un incontro tra “grandi” e in quella circostanza il terapeuta ascolterà ciò che intendete comunicare sul piccolo e sulla sua storia.

​Soprattutto, sin dal primo incontro, il terapeuta vi aiuterà a riconoscere le risorse già presenti nel vostro bambino e, parallelamente, il vostro potenziale di aiuto nei suoi confronti.
Il terapeuta vi chiederà di fissare alcuni appuntamenti per conoscere vostro figlio, al termine dei quali è prevista una restituzione ed eventuale programmazione di intervento. In Analisi Transazionale i genitori costituiscono parte integrante del processo di cura, nella convinzione che la terapia con i bambini risulta sicuramente più breve e più utile per ciascun membro della famiglia se i genitori svolgono in qualche misura il ruolo di “co-terapeuti”, affiancando il lavoro di analisi con un sostegno genitoriale.

L’incontro con il bambino.

Se deciderete di intraprendere un processo di cura, concorderete un appuntamento per vostro figlio. E’ importante che voi genitori prepariate il bambino a questa esperienza nel modo più adeguato a seconda dell’età del bambino. Tenete sempre presente che vostro figlio è un individuo pensante che merita comunicazioni sane, fedeli e precise.

Che cosa fa un bambino in terapia?

Il bambino in terapia gioca, disegna, parla (Winnicott, 1971). L’incontro con il bambino offrità una nuova personale versione della storia di famiglia vista con gli occhi del figlio. Convinzione basilare dell’Analisi Transazionale è che ogni persona predisponga per sè uno script, un progetto esistenziale, un abbozzo, un trauma, uno schema orientativo incastonato di messaggi, attribuzioni, modelli provenienti da figure genitoriali significative.

Nell’incontro con il bambino questa trama di copione viene espressa spontaneamente e direttamente nel gioco, nel disegno, nella creazione di storie. Attraverso queste modalità espressive è possibile comprendere in quale modo ciascuna piccola persona interpreta il suo mondo, le sue posizioni esistenziali, le relazioni interne ed esterne.
Se il vostro bambino sta affrontando momenti difficili di confusione o disperazione, il terapeuta potrà intervenire proponendo esperienze correttive attraverso il gioco o la narrazione di storie, offrendo possibili integrazioni e arricchimenti dei messaggi genitoriali.

La condizione necessaria perché questo scopo si realizzi è la creazione e il mantenimento di una relazione di fiducia, rispetto e attenzione tra la famiglia, il bambino e il terapeuta senza interventi critici o giudicanti, senza pregiudizi, senza svalutazioni.

E’ essenziale sviluppare una forte cooperazione che protegga, nutra, conforti e rassicuri il vostro bambino circa il suo valore piuttosto che finire invischiati in sotterranee manovre competitive.
I bambini hanno diritto a essere ascoltati dai grandi, hanno diritto a informazioni accurate e chiare e soprattutto all’effetto calmante di un genuino riconoscimento di tenerezza e di consolazione.
Il terapeuta quindi avrà cura di ricucire, rammendare i fragili fili che possono essersi spezzati tra il piccolo, la famiglia, la scuola, l’ambiente e la comunità di appartenenza, ricostruendo così sane e protettive relazioni sociali. In tal senso, l’interazione tra il bambino in cura e il suo mondo risulterà arricchita e ricreata su nuove basi e questo è il vero scopo della terapia infantile.